Che jacuvella… parole sempre attuali

Questo termine esiste nella lingua napoletana da molto tempo.
Il termine “jacuvella” è presente già nel Cinquecento. Il medico napoletano Nicola Antonio Stigliola, detto Colantonio, nel tradurre l’Eneide in napoletano usò la parola “jacuvella”, per indicare una scaramuccia tra innamorati. La parola latina jaculum, il dardo, diviene la freccia di Cupido. Il riferimento è dunque al dio dell’amore. L’amore ha sempre generato situazioni particolari, anche nel tira e molla. Una vera tarantella.
Un’altra ipotesi fa risalire la “jacuvella” al teatro. Precisamente dal termine jacovello, diminutivo di Giacomo, che traduce il francese Jacques… ed era una maschera.
Che dire! Ognuno di noi quante “jacuvelle” ha fatto? A Napoli continueremo sempre a farle… perchè rispettiamo la tradizione.

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