Un’esclamazione del tutto napoletana.
Quante volte a Napoli abbiamo sentito esclamare queste parole “Maronn ‘ro Carmin’!”. Subito va chiarito che non sono nè un insulto nè una bestemmia, ma esprimono stupore dinanzi a un fatto fuori dal normale. E’ come dire:”Mamma mia!”, per indicare qualcosa che ci rende felici. Questa espressione evidenzia il legame strettissimo che i napoletani hanno con la Madonna del Carmine, conosciuta come la Madonna Bruna. Nella nostra città, infatti, a piazza del Carmine c’è la chiesa a Lei consacrata, anzi è una Basilica (chiamata anche del Carmine maggiore), una delle più grandi della città.
Il calendario dei santi della Chiesa la festeggia il 16 luglio e la sera prima c’è la simulazione dell’incendio del campanile. Storicamente ricordiamo che nello stesso giorno del 1647 venne giustiziato Masaniello. Una devozione che si tramanda da più di otto secoli e che i napoletani sentono appartenere alla propria storia. L’inizio della costruzione si fa risalire intorno al 1200 e risplende di barocco napoletano. Un tempio legato visceralmente alla nostra città. Il maestro Enzo Avitabile nella sua canzone “Maronna nera” così canta: “Sulo maje sulo s’ va e s’ vene, a fa nu vut’ pe ‘na ferita, pe ‘na ferita ca s’ adda sanà, pe ‘na ferita ca s’adda sanà”. Un gran testo che raccoglie l’ultima speranza per una città che solo nella fede in Maria trova la speranza di affrontare la vita.
Napoli è tutto questo: fede, speranza e tanta pazienza.
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