Oggi voglio raccontarvi di un giovane regista napoletano esordiente Luca Esposito che nasce nel 1995 in una città considerata una vera fucina del cinema nazionale ed internazionale sia per le menti artistiche che vi abitano che per la morfologia della città che si presta bene alle scenografie di film ambientati anche in periodi antecedenti all’attuale.
Il primo corto ” Senza paura” nasce in seguito a un evento tragico che ha colpito la città di Torino nel 2017 durante la visione della finale di Champion League tra la Juventus e Real Madrid.
Era un periodo particolare nel quale gli attentati terroristici erano frequenti e la gente viveva in un continuo preallarme, tant’è vero che scambiarono delle grida e dei rumori per un attentato in piazza San Carlo portando a 1500 feriti e a due morti. Luca che era presente ( se pur tifoso del Napoli) ai fatti sopra elencati decide di documentarsi per comprendere come possa accadere che persone assennate possano perdere il controllo così facilmente e correre per mettersi in salvo, calpestando i corpi delle persone cadute.
Ne viene fuori un corto senza parole ma con un monologo sul finale, che tocca le corde dell’animo umano attraverso immagini che accompagnano sensazioni sensoriali di grande impatto.
” Senza paura” viene selezionato nel 2018 in diversi festival italiani dimostrando le capacità del regista in questo campo che tra l’altro si è laureato proprio in quella città al Dams.
Il secondo corto nasce come idea con l’amico produttore Mattia Caiazzo, dopo aver letto di un esperimento che ha fatto un professore per sensibilizzare i propri studenti al problema dell’emigrazione.
“Paper boat” vince diversi festival e spesso sono proprio i ragazzi in giuria a sceglierlo come il favorito. E’ stato girato in un quartiere periferico della Napoli emarginata.
IL terzo ” Homeless” è tuttora in gara in diversi festival ed ha anche vinto recentemente il Foggia film festival Questa volta Luca esce dall’Italia e sceglie di girare questo suo corto a Philadelphia. Anche questa volta lo spettatore sente che deve entrare nel dramma senza poter voltare lo sguardo e far finta che il problema non esista. In fondo ” lui” siamo anche noi quando andiamo erranti per il mondo senza meta e senza il calore umano che riscalda i nostri cuori.
Nei corti di Luca c’è sempre la speranza, quella piccola luce in fondo al tunnel che ti fa credere che “ce la puoi fare”.
Ora il giovane regista sta già lavorando al quarto e questa volta Napoli ne sarà la protagonista, parlerà della sua città, di una realtà di un’infanzia perduta troppo presto dove tutti noi ci sentiamo perdenti se non facciamo qualcosa almeno nel nostro piccolo per dare dignità a chi non può parlare.
Il compito è arduo e di largo respiro ma noi gli auguriamo di riuscire nel suo intento e di far si che noi spettatori ancora una volta saremo costretti ad interrogarci sulla nostra realtà che ci circonda senza nascondere la testa nella sabbia come amano fare gli struzzi.
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