Figlio ‘e introcchia: storia di una parola

Nell’uso comune questa espressione, riferita soprattutto a bambini, vuol connotare chi la riceve, come un tipo sveglio. Insomma figlio di una buona madre, una prostituta! Ma da noi assume un significato di complimento e non di offesa.

Il figlio di una prostituta, infatti, crescendo per strada, diventa uno scugnizzo, ancor più autonomo. Un carattere forte con un’agile intelligenza! Se poi sviluppa una buona parlantina, diventa “figlio ‘e zoccola”. Talvolta lo si usa anche per i buoni professionisti.
La parola “introcchia” senza dubbio significa meretrice e per capire il significato dobbiamo riferirci a questo mondo. Le meretrici sono chiamate anche “lucciole”, perchè tendono ad accendere un falò per mettere in mostra la mercanzia. Nell’antica Roma le prostitute trascorrevano intere notti per le strade. Per riscaldarsi usavano piccole torce (antorcula). Lo studioso Raffaele Bracale afferma che questo termine latino si è poi napoletanizzato in “introcchia”. “Figlio ‘e introcchia” significa allora figlio di lucciola.

Ancora oggi conserviamo questa storia e tanti “figli ‘e introcchia” camminano per la nostra città. Forse anche noi siamo “figli ‘e introcchia”.

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