Scampia, scuola elementare, in primina.
“Bambini”, fa la maestra, “oggi scriviamo le paroline con la R”.
“Ruota”, dice Luisa.
“Brava…alla maestra!”
“Rosa”, dice Chiara.
“Brava…alla maestra!”.
“Maestra, posso scrivere la parolina ratto?”, chiede Mariarca.
“Beh, certo, Mariarca, puoi scrivere ratto”.
La maestra Concetta fu felicemente sorpresa dal fatto che la bambina conoscesse la parola ratto invece di topo, zoccola, zoccolone.
“A volte”, pensò tra sé, “le famiglie di quartieri difficili hanno comunque un proprio lessico, una propria dignità”.
Ma presa dai dubbi decise di chiedere alla bambina :
“Maiarca, scusa… alla maestra, ma tu, con la parolina ratto, che cosa intendi?”.
E la bambina di risposta:
“Maestra… ratto… ratto…” e intanto fa il segno di grattarsi un braccio, “quando mi ratto perché mi prude!”
Estratto dal “Manuale di filosofia napoletana” di Amedeo Colella
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