La marénna non è una merenda, né un semplice panino, ma è un cult preparato delle mamme napoletane, un vero e proprio pasto completo concentrato in un cuzzetiello di pane cafone.
O’Cuzzetiello, quanti di voi si sono ritrovati a “litigare” per aggiudicarsi il cozzetto del pane?
E’ la parte più sfiziosa del pane, sarebbe la parte iniziale e finale di un pezzo intero.
Della marénna, ci sono sfiziose varianti: dall’intramontabile classico con polpette al ragù, a quello con salsicce e friarielli fritti; dalla parmigiana di melanzane a quella con carne alla pizzaiola; e per finire con la regina dei salumi la “murtatella”, insieme alla provola di Agerola. Il pane cafone che fà da padrone, armonizza il tutto assorbendo le essenze senza mai imporparsi troppo, rimanendo morbido senza spugnarsi.
La marénna è un premio, la parola infatti deriva da “merère”, ovvero “meritare”, per il napoletano è quasi un trofeo, che non va trascurato. Al rientro dallo stadio, la mamma ti accoglie con due domande: “c‘ha fatt’ o Napule?” e “t’è piaciut’ a marenna?” e in caso di risultato sfavorevole la domanda si trasforma in un: “Però t’è cunzulato cu chella bella marenna!”.
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