Se vogliamo parlare di eleganza non possiamo sottovalutare l’apporto della sartoria napoletana nel corso dei secoli.
Prima di iniziare questo breve viaggio che, però, affonda le sue radici nel 1300, non si può non partire dal ricordare uno dei figli più prestigiosi della Napoli moderna, ovvero Ciro Paone, recentemente scomparso.
Amore, passione e maestria sono state le parole d’ordine che hanno consentito a Ciro Paone, uomo sempre innamorato della qualità, di trasformare il suo lavoro di artigiano in una vera arte che ha preso il nome di Kiton, una piccola bottega artigianale che nel 1968 aveva poco più di 40 sarti.
Da Piazza Mercato, località iconica per l’abbigliamento, Kiton è sbarcata in ogni angolo del mondo fino a Manhattan dove è presente con una sede di tre piani con showroom.
E’ importante sottolineare anche che per conservare i segreti dell’arte sartoriale è stata fondata la Scuola di Alta Sartoria Kiton, con sede nella fabbrica di Arzano, dove su 180 sarti presenti solo 25 usano la macchina da cucine e per fare una camicia le 44 sarte presenti impiegano tre ore e mezza.
Facciamo adesso un bel salto all’indietro e arriviamo nell’anno 1351 quando nella chiesa di Sant’Eligio al Mercato a Napoli (ecco l’iconicità del luogo) nacque la Confraternita dei Sartori, in una Napoli sfarzosa, capitale del Regno delle Due Sicilie e principale centro socioeconomico. La maggior parte dei sarti venivano reclutati presso la corte aragonese e i sarti napoletani, ormai famosi in tutta Italia, vennero richiesti in ogni dove, anche perché nel 1611 erano registrati a Napoli dalla Confraternita dei Sartori circa seicentosette artigiani.
L’abito sartoriale napoletano si impone sullo scenario europeo per la sua eleganza che non diventa mai pomposità, a differenza della sartoria inglese e anche francese. La giacca, vero segno distintivo della sartoria napoletana, si riconosce per la manica più corta, che lascia intravedere il polsino della camicia, oltre che per le spalle leggere prive di imbottitura e la schiena sfoderata, caratteristiche che permettono all’uomo una maggiore mobilità. Questi piccoli dettagli conquistarono nobili e sovrani, personaggi dello spettacolo e uomini d’affari, e ancora oggi sono segni riconoscibili di una tradizione intramontabile.
Una tradizione che, dopo un periodo di appannamento, ha ripreso ad affermarsi proprio all’inizio del ‘900.
Ed è stata una esplosione continua di talenti che si sono affermati sui mercati mondiali.
Cesare Attolini, Luigi Borrelli, Eddy Monetti, Mario Muscariello, Isaia Napoli, Mario Valentino, il già citato Ciro Paone, hanno saputo trasformare piccole botteghe di artigiani in industrie internazionali senza perderne in qualità.
Altrimenti non si sarebbe potuta affermare una firma come Rubinacci che nasce in una piccola bottega nei pressi del Maschio Angioino, ed in seguito diventa una boutique nel centro di Napoli, la London House, meta preferita di personaggi famosi come De Sica e Eduardo De Filippo, e punto di riferimento per gli uomini più eleganti d’Italia.
2021-11-12
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