Recensione libri: Lo chiamarono Gigi Potter

La scrittrice Daniela Carelli, con il suo nuovo romanzo, parla ai grandi e ai piccoli, confezionando una storia caratterizzata da un ritmo dinamico e una narrazione accattivante che si divora pagina dopo pagina e trasporta i lettori in quel mondo tanto amato fatto di carta e parole, parole che hanno il potere di divertire, far riflettere, scuotere, commuovere, rassicurare. Per cui durante il tempo di questa piacevole lettura si ha la sensazione di non avere bisogno d’altro. Potere della scrittura.

Gigi è un ragazzino di undici anni che abita a Milano con la sua famiglia, originaria di Napoli. I suoi genitori hanno lasciato la città ma non l’hanno mai dimenticata; in particolare sua madre Elvira non riesce ad ignorare quel canto ipnotico e ammaliante di Partenope che richiama i suoi figli lontani. Questa nostalgia, a tratti struggente, per la sua città è diventata un motivo di attrito con il coniuge, Antonio, che se da un lato cerca di minimizzare il sentire di sua moglie, dall’altro si dà da fare per poter ritornare. Gigi osserva preoccupato i suoi genitori: è sveglio, intelligente, curioso e un grande fan di Harry Potter. La sua sensibilità lo porta ad interrogarsi sulla capacità di resistenza della famiglia, a percepire l’insoddisfazione di sua madre e a notare lo strano atteggiamento del padre, da qualche tempo troppo distratto dal cellulare.
Ha una gemella, Ida, molto diversa da lui, che ai libri preferisce vestiti e accessori. La vita della famiglia subisce una svolta decisiva quando il papà, Antonio, dopo una serie di tentativi falliti, riesce ad ottenere un lavoro a Napoli come custode di Castel Nuovo meglio conosciuto come Maschio Angioino.
Questo significa lasciare Milano, ma per Elvira e Antonio non è un grosso sacrificio. Inoltre i gemelli hanno finito la quinta elementare per cui il trasferimento nella città coincide con l’inizio della scuola media. Insomma, ricominciare daccapo. Ma finalmente a casa!
La vita nel Castello dei nuovi residenti rappresenta per Gigi un’esperienza entusiasmante ed emozionante e gli consente di ritrovare quell’atmosfera familiare che, negli ultimi tempi, le incomprensioni tra adulti avevano messo in discussione.
Oltre a ricongiungersi con gli altri membri della famiglia (nonni, zii, cugini), Gigi, incontra nella nuova scuola i suoi amici, con cui intesserà un rapporto profondo e sincero e sui quali potrà contare in ogni situazione. La sua seconda famiglia. Ed è sempre a Napoli che diventa Gigi Potter: agli occhi attenti dei suoi compagni partenopei non sfugge, infatti, la somiglianza con il maghetto di Hogwarts.
L’unica che mostra qualche resistenza nell’adattamento alla vita napoletana è sua sorella Ida; in quel mondo si sente estranea e in prima istanza non riesce a provare nessuna simpatia per i nuovi amici di suo fratello che tratta con sufficienza, ritenendo, invece, meritevole della sua amicizia una compagna di classe ripetente che svelerà la sua vera natura nel corso della storia.
Con le vicende innescate dal trasferimento a Napoli si realizzerà una vera e propria evoluzione dei protagonisti; i personaggi sono dinamici: quelli alla fine del racconto sono diversi da quelli dell’inizio della storia. Ed è questa una delle parti più interessanti del romanzo: capire come le esperienze vissute possano influenzare il divenire delle persone.
La città di Napoli non ha funzione di mera scenografia che fa da sfondo ai fatti ma assurge a spazio simbolico, caricandosi di valori aggiuntivi: bellezza, storia millenaria, inestimabile patrimonio culturale, ricco bagaglio di miti e leggende ma anche presenze disoneste che mirano a spegnere i suoi moti, di vita e d’amore.
Le sapienti descrizioni paesaggistiche e architettoniche, gli scorci di vita castellana e della sua STORIA che si interseca con quella dei personaggi, amplifica la natura misteriosa della città, parte integrante della sua essenza.
Daniela Carelli è la paladina della napoletanità, degli aspetti più genuini delle tradizioni della città che rivivono nel libro, luci perenni di un popolo che sa reinventarsi con creatività e spirito di sacrificio, ma è anche attenta ed obiettiva nel raccontarne le ombre.
Ciò che colpisce nel segno è la grande abilità della scrittrice a tenere insieme aspetti leggeri e spensierati e momenti di vita vera, una favola suis generis in cui la magia non si realizza nella capacità di dominare le forze della natura mediante il ricorso ad arti occulte, ma nell’abilità dei protagonisti di fare gruppo, nella volontà di condivisione, nell’accettazione dei cambiamenti, nella maturità delle scelte.
Il libro sembra dirci che anche la realtà ha le sue forze malefiche: bullismo, razzismo, tossicodipendenza, omofobia, criminalità organizzata, temi trattati senza aspetti pietistici o retorici. Ma ciò che determina la loro portata, la loro entità non è un potere misterioso e incontrollabile, solo le scelte che compiamo quotidianamente che hanno il potere di incidere sulle vite degli altri, il coraggio di decidere da che parte stare.
Alle forze malefiche della realtà fanno da contraltare i valori positivi rappresentati dai legami familiari e dall’amicizia, antidoti contro il dolore, fonti di sostegno e protezione contro le brutture del mondo.
Il romanzo piace perché il protagonista suscita simpatia e fiducia nei lettori che, pertanto, si lasciano trasportare volentieri nella sua movimentata quotidianità e divertire dalle trovate dei suoi nuovi amici, intenerire dall’affetto che prova per Luna, coinvolgere nelle tradizioni della numerosa famiglia, commuovere dal suo smarrimento di fronte ad eventi ineluttabili, emozionare dal suo senso dell’amicizia.
Daniela detta il tempo in questa danza di sentimenti che la storia è in grado di suscitare e quando si arriva alla fine si avverte inevitabilmente una forte nostalgia, un acuto desiderio di tornare tra quelle pagine dove, in fin dei conti, si è stati proprio bene.

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