Simpatico, ma talvolta inquietante, emerge come protagonista tra le numerose credenze del popolo napoletano ed è per questo che se ne parla con rispetto e timore. Una suggestiva leggenda di tradizione popolare che ha interessato studiosi e cultori della napoletanità perchè profondamente ancestrale e radicata nella memoria collettiva di un popolo, mai banale, ma ricco di suggestioni significative ed evocative del mistero della vita. Diverse le ipotesi di nascita intorno a questo tenebroso spirito che allieta o infesta alcune abitazioni. Due quelle più note.

La prima.
Matilde Serao, nel 1881 riportò in “Leggende napoletane” la sua personale convinzione che il “munaciello” fosse davvero esistito. Eccone la storia. Nel 1445, durante il regno di Alfonso d’Aragona ci fu una tormentata storia d’amore tra Catarinella Frezza, figlia di mercante, e Stefano Mariconda, giovane garzone. Un sentimento ostacolato dalle rispettive famiglie, appartenenti a classi sociali diverse. Ma gli innamorati, sfidando le convenzioni (Napoli è sempre oltre) si incontravano in segreto, di notte, spinti da una passione irrefrenabile (tipicamente napoletana). Ma, come spesso accade, durante un amplesso notturno Stefano fu ucciso. Catarinella, rimasta incinta, si rinchiuse in un convento (se ne trovano tanti in città). Compiuta la gravidanza generò un bambino deforme con la testa più grande del corpo e nello stesso luogo dove aveva partorito, spinta dalle monache, vestiva il bambino con una tunica ed un cappuccio. La sagoma mostruosa dell’infante spinse il popolo ad appellarlo (o ‘munaciello). Provavano fastidio e disgusto nel vederlo ed inoltre lo ritenevano responsabile di eventi negativi che accadevano in città: nuove tasse (sempre presenti), malattie e morti. Mi viene da pensare che il Covid 19 sia stato causato da lui! Altresì alcuni gli attribuivano poteri magici maligni, ma anche benevoli. Nacque allora il mito del cappello rosso e del cappello nero. Quando il “munacielllo” indossava quello rosso era fautore di buone notizie, mentre, se alternava quello nero, preannunciava sciagure tremende. Dopo un po’ di tempo sparì, forse ucciso dai parenti della defunta mamma o portato via dal diavolo. Nonostante la morte i napoletani dicono di averlo visto nei vicoli della città, mentre faceva dispetti e cattiverie per vendicarsi del male che gli avevano procurato.

La seconda.

Si tramanda che o ‘munaciello era gestore di antichi pozzi d’acqua, favorito in questo lavoro dalla sua piccola statura che gli consentiva di passare tra i cunicoli da dove si calava il secchio. I proprietari però non pagavano i suoi servizi, per cui il nostro “munaciello” cominciò a fare i dispetti.

Ipotesi diverse sulle origini, ma con la convinzione che veramente sia esistito. La sua figura concretizza le paure e i timori di un popolo! Ancora oggi o ‘munaciello vive e sceglie i quartieri più poveri: Vicaria, Mercato, Porto, Tribunali. Qui dicono di vederlo ancora con il volto bianco, con gli ochhi grandi e con il cappuccio. Napoli è meravigliosa e arricchisce questa storia, connotandola anche di simpatia ed antipatia. Infatti se lo spiritello nutre simpatia entra nelle case, dando benessere, divertendosi con scherzi che vengono tramutati in numeri da giocare a lotto. Qualche volta guida anche a scoprire preziosi tesori in luoghi segreti. E’ anche un po’ “rattuso” perchè palpeggia, dicono, le belle donne cui lascia denaro. Resta, però, una figura associata al maligno e spesso nell’immaginario collettivo napoletano dietro ogni male c’è la malvagità di questo folletto. Non so se tutto ciò sia vero! E’ bello, invece, sapere che la tradizione del popolo napoletano è plurisecolare e vive ancora. Questa figura ritorna anche nell’opera: “Questi fantasmi” di Edoardo De Filippo, geniale autore che lo fa rivivere come mito quasi identitario della nostra cultura. Orbene, mi sento di dire che abbiamo bisogno ora di un grande munaciello! Che si faccia vedere e sentire, allontanando da Napoli coloro che la trattano come una “carta sporca” (Pino quanto ci manchi). Caro “munaciello” rendi questa città il paradiso incantato che tanti poeti hanno immortalato, tanti autori hanno cantato e tanti pittori hanno rappresentato, perchè vedi Napoli …. e poi muori di bellezza.

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