“Bonasera bella ‘mbriana mia ccà nisciuno te votta for”.
Con questo ritornello, tutto in dialetto, Pino Daniele, nel 1982 ha immortalato “il mito della bella ‘mbriana”, consegnando al mondo musicale un capolavoro di arte e musica. Un testo poetico struggente “partorito” da chi a Napoli era nato, con il genio della creatività artistica e che cercava nelle viscere di questa città, l’ispirazione per cantare la bellezza e la luminosità di una terra ricca di storia, di geni e di sole. La ‘mbriana, vista da Pino “dint o scur” è un personaggio antico presente nella tradizione partenopea, ricca di figure magiche, di miti e di leggende. Ogni vicolo di questa città ne tramanda i suoi.
La storia ricorda che la “bella ‘mbriana” era una principessa napoletana che vagava per i vicoli, come un’ombra avendo perso la ragione a causa di un amore finito in rifiuto (Daniele la canta così: “Bonasera a chi avanza a per’ c’o cor rut”). Il re, suo padre, non riuscendola a consolare la faceva seguire, ricompensando con doni anonimi le case in cui la fanciulla era accolta e accudita. E questa storia ritorna nei versi di uno scrittore anonimo: “Fa diventare bello un brutto, arricchisce un povero, ringiovanisce un vecchio.”
Una magia tutta partenopea che accarezza la speranza delle case napoletane: infatti la ‘mbriana è la guardiana, lo spirito benigno, di bell’aspetto che infonde positività all’interno del focolare domestico, vero senso di protezione della famiglia contro “chi ce vo male”. E oggi rievocare la “bella ‘mbriana” significa risvegliare speranze, donando, simbolicamente, un forte segno di rinascita, resilienza e ripartenza ad un popolo che vive di azione ed intraprendenza, capace di agire per vincere la paralizzante apatia dell’esistenza. Un popolo che vuole restare napoletano, cioè irripetibile, irriducibile ed incorruttibile, saldamente ancorato alle magie dei propri miti.
2021-11-01
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