Giovanbattista Vico nasce a Napoli il 23 giugno del 1668. Durante l’infanzia una frattura al cranio gli impedisce di frequentare la scuola per tre anni; nel 1681 abbandona definitivamente gli studi regolari e diviene autodidatta. Si dedica in modo ferreo alla grammatica, la logica e la giurisprudenza.
Dal 1689 al 1695 è a Vatolla, nel Cilento, presso la casa del marchese Rocca di Vatolla, come precettore: non smette di approfondire gli studi, che sono sempre più assidui. Grazia alla nutrita biblioteca del marchese legge e studia i testi di Agostino, Ficino, Pico della Mirandola e molti altri. Nel 1693 pubblicò la canzone “Affetti di un disperato”, di ispirazione lucreziana.
Il 1699 è per Vico un anno molto intenso: vince una cattedra di eloquenza all’Università di Napoli, apre uno studio di retorica privato e prende moglie. E’ proprio l’apertura dell’anno accademico presso l’Università di Napoli che gli fornisce l’occasione di recitare le sei “Orazioni Inaugurali” in latino, che in seguito revisionerà più volte.
Nel 1710 entra in Arcadia, ma non ne abbraccia pienamente il petrarchismo imperante: si orienta maggiormente verso una scrittura in qualche misura più vicina ad un purismo arcaicizzante, tipico della cultura napoletana dell’epoca, unito ad un fortissimo senso del passato.
Nel 1725, nell’impossibilità di pagarsi un’edizione completa, pubblica il compendio della “Scienza Nuova”, opera che sottolinea la sua piena maturità e per la quale verrà ricordato.
Nella “Scienza Nuova” poi, Vico elegge la storia a unica conoscenza oggettiva accessibile all’uomo in quanto artefice del suo operare. Negli stessi anni Vico scrive la propria “Autobiografia”. Nel 1735 diviene storiografo regio.
Giambattista Vico muore a Napoli il 23 gennaio 1744, all’età di 75 anni.
Nel luglio del 1744 viene pubblicata postuma, per intero, la “Scienza Nuova”.
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